Alle nove della mattina di Natale non c’è in giro nessuno o quasi. In mezzo ad una distesa di risaie incolte che a guardarle ti strappano l’anima, il sole ti illumina così tanto da non farti vedere la strada che hai davanti. Lo stesso sole che illumina alla mia sinistra le maestose Alpi esondanti di neve, che ti guardano quasi a rincuorarti di tanta desolazione.
Un paesaggio quasi lunare direi. Siamo solo io e qualche passerotto appollaiato sui cavi della luce a scaldarsi le ali. In un campo sulla mia destra un grosso roditore marrone spicca tra la verde erba. Sta facendo colazione incurante del mio passaggio.
Arrivo nella casa di riposo e colei che vado a trovare mi fa la festa di chi non se l’aspettava. Mi guarda con gli occhi gonfi di lacrime e mi dice: “Angelina ti sei ricordata!”. E parafrasando le parole che ieri sera Don Paolo ha detto alla messa: “ Ero stanco, assonnato, ma per nulla al mondo mi sarei perso questa eucarestia”. Ecco per nulla al mondo mi sarei perso il mio quasi ventennale appuntamento con la mia Amica. Ci prendiamo la mano e iniziamo a parlare. Lei ormai costretta su una sedia a rotelle non ha perso la sua forza anche se sottomessa dalla sua tristezza. Nella stanza altre donne, tutte in carrozzina. Lo scenario è da Libro Cuore: di una desolazione infinita.
La TV rigorosamente sintonizzata su un canale Mediaset che secondo me se già ti senti poco bene quella ti da’ la mazzata finale. Senon che sento della musica e sento una voce femminile dare messaggi di incoraggiamento. Mi volto a guardare lo schermo e non credo ai miei occhi: quella è Dolly Parton!
In questo ultimo mese ho visto documentari su di lei ed è un’artista che ammiro molto. Inizia a cantare e dico alla mia amica: “Lei è una cantante come te”. Lei mi guarda sorridendo ed inizia a raccontarmi qualche ricordo. Le faccio vedere alcune foto sue e lei sgrana quei suoi occhioni blu come se avesse visto la Madonna. Le dico: “Questa sei tu!”.
Arrivano altri parenti a trovare gli altri ospiti. Le infermiere hanno tutte il cappello da Babbo Natale e cercano di rallegrare le signore. Una signora seduta vicino a noi sta leggendo un libro su Coppi e Bartali. Alcune guardano nel vuoto. Il mio cuore è così triste che non potete immaginare. Forse più che un riposo quella è davvero per alcuni una sala di attesa: per l’aldilà. E vorrei intervistarle tutte per sapere la loro vita. Cosa hanno fatto chi erano, da dove venivano. Ma il tempo stringe e devo andare. Saluto la mia amica che come un bambino mi trattiene e mi dice: “Resta ancora un po’, sono sempre sola”. Mi risiedo ancora un pochino ma poi devo proprio andare. Mi stringe la mano e io la bacio, con la promessa che tornerò presto. Saluto tutti e ringrazio quelle infermiere che avranno ormai il cuore pieno di pezze nel vedere ogni singolo giorno tutta quella vita che aspetta di non vivere più. Quella vita che avrebbe bisogno di una sola grande medicina: di avere qualcuno accanto che gli faccia solo compagnia
Angela Megassini
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