Ho sempre vissuto la frase che dice:
“Non giudicare mai le persone, ognuno ha la sua storia e non sempre noi la sappiamo”. In effetti è così. Noi tutti abbiamo storie che non tutti sanno. Spesso storie dolorose, molto dolorose. Anche io ne ho molte di storie, spesso dolorose e assurde ma forse è anche grazie a quelle storie dolorose e assurde che sono diventata quello che sono. Ho imparato la resilienza sulla mia pelle fin da piccola, solo che allora non faceva notizia e soprattutto nessuno sapeva cosa fosse.
Non sono mai stata una persona forte, mai. Mi sono spesso lasciata andare alla tristezza, alla disperazione e al dolore. Non ho mai avuto coraggio. E lo faccio ancora. E’ nel mio DNA. Ma per affrontare i problemi pratici conseguenza di quei dolori, ho dovuto combattere sola e mi sono creata una forza e un coraggio che non ho mai avuto. Ma mi è sempre dispiaciuto dover piangere, dovere disperarmi, dover crearmi i film di qualcosa che non era ancora successo ma che nella mia negatività ero convinta succedessero. E questo mi ha sempre fatto arrabbiare.
Quando sto male e piango non mi piaccio e sto ancora più male perché mi sento debole. La mancanza di pazienza, la paura, l’attesa di qualcosa che non sai, il non riuscire a rassegnarsi. Anche se non sembra sono molto pessimista. Mi definisco una pessimista positiva. Cioè mi deprimo e anche tanto ma poi scatta subito il combattimento.
Penso alle persone che vedo, che incontro, alla loro forza interiore, alla loro pazienza, alla loro resistenza di fronte alle ingiustizie, alle cattiverie delle persone, alla mancanza di amore. Penso a quanta gente soffre nel mondo, eppure non si arrende mai. Penso al loro coraggio quotidiano nell’affrontare vite che sembrano non cambiare mai. Penso a quelle mura domestiche, che a volte sono davvero muri che si creano tra le persone che vivono sotto lo stesso tetto. Persone che dovrebbero amarsi più di ogni essere umano al mondo invece quelle case sono case degli orrori. Penso alla loro rassegnazione mesta, dignitosa e silenziosa. Penso a quella di mia mamma…
Ogni suo dolore, frustrazione e umiliazione riciclata in sorriso. Mai una parola fuori posto mai un lamento. Mai un atto di odio.
Penso alla loro rabbia repressa quando basterebbe un colpo, una semplice pazzia nei confronti di chi fa loro del male ed e’ tutto finito…
Basta vedere ogni giorno cosa succede nelle nostre case. Mariti che uccidono mogli, papà che bruciano figli, figli che uccidono genitori e altro ancora.
Penso ai loro principi saldi, a quella pazienza nel dolore che va oltre ogni forma di umana sopportazione.
Vorrei averla io quella forza, quella silenziosa resistenza perché ritengo sia la più alta forma di dignità umana.
Ammiro queste persone, e sono certa che quella forza così elevata ed intensa senza tante sceneggiate li porterà di certo
a raggiungere un obiettivo molto più elevato e non la semplice risoluzione di un problema. Perché è così che funziona.
Bisogna davvero sedersi lungo la riva del fiume e aspettare che passi il cadavere di chi ci ha fatto male o dello stesso dolore che ci perseguita. Passa sempre.
Ma come dico io nell’attesa c’è sempre quella maledetta tristezza a volte disperazione.
Anche il dolore e la disperazione acquistano valore e dignità.
Voglio dire a coloro che si identificano in questo racconto che vi ammiro, per la forza che mettete ogni volta che sopportate dolore senza fare notizia, senza fare sceneggiate, senza che nessuno lo sappia, senza arrivare ad uccidere…
Nelle mura del vostro silenzio io sono con voi.
Angela Megassini
#angelamegassini
@angelamegassini